(scrivere per il teatro)
Gli attori, che si dice siano degli esperti nell’arte dello spettacolo, non sono altro che degli stupidi. Sono bravi nel ripetere sempre la stessa cosa, senza pensare ad altro. Quest’arte non serve a un samurai. (Hagakure)
In realtà, il samurai che ha scritto questa frase era in malafede: l’attore non fa mai la stessa cosa, sul palcoscenico. Ha meno variabili da affrontare, rispetto a un samurai, ma ne ha parecchie.
La prima viene dall’approccio al testo che porta in scena, tanto che – spesso – lo (ri)scrive da sé, con tecniche rigorose, tenendo conto dei corpi che lo porteranno al pubblico, delle giare in cui lo metterà.
C’è, quando ci si siede per scrivere, un non detto, un presupposto non dichiarato che rischia di storpiare il processo di scrittura stesso: che il corpo vada dimenticato. Per fortuna, il teatro, vecchia zia dal passato turbolento e di successo, non ha mai dimenticato questa parte del raccontare che passa per la carne, per le sensazioni, per le esperienze, la memoria sensoriale ed emotiva.
Scrivere un testo teatrale è scrivere con il corpo per il corpo (quello dell’attore/attrice, ma anche quello del pubblico, un unico corpaccione minaccioso, immerso nell’oscurità, che fissa il palcoscenico) e quelle tecniche possono venire in soccorso anche di altri tipi di scrittura.
Io vi propongo un breve seminario di esplorazione di questa parte del raccontare, che confina con le arti marziali da un lato e con l’etologia dall’altro.
15 iscritti, 350 euro; il 6 e il 7 maggio da Ateliersi in Via S. Vitale 69 a Bologna.
PER INFO E ISCRIZIONI PUOI MANDARE UNA MAIL A federica@scuolakarenin.it